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Studiando la Bibbia


IL FIUME DI DIO





C. H. Mackintosh giovane Tratto da “LA GENESI” di C. H. Mackintosh
- Edizioni “Il Messaggero Cristiano'" -
Cap. 2 – Pagg. 20-23




C. H. Mackintosh (1820-96)




1. L'acqua del fiume che esce da Eden: il riposo di Dio

2. L'acqua che scaturisce dalla roccia: Gesù

3. Chi ha sete venga a Me e beva: Gesù

4. L'acqua che giunge da Gesù al mondo attraverso la Chiesa

5. L'acqua del fiume che esce da Trono di Dio nell'Apocalisse




Il "fiume di Dio" è menzionato varie volte nelle Scritture ed assume via via un significato diverso che segue anche l'evoluzione della Rivelazione Biblica.

1. L'acqua del fiume che esce da Eden: il riposo di Dio

La prima volta che è menzionato «il fiume di Dio» nella Scrittura è in Genesi, e tale soggetto è introdotto qui in relazione col riposo di Dio.

«Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino, e di là si divideva in quattro bracci. Il nome del primo è Pison, ed è quello che circonda tutto il paese di Avida, dove c’è l’oro; e l’oro di quel paese è puro; qui si trovano pure il bdellio e l’onice. Il nome del secondo fiume è Ghion, ed è quello che circonda tutto il paese di Cush. Il nome del terzo fiume è Chiddekel, ed è quello che scorre a oriente dell’Assiria.
Il quarto fiume è l´Eufrate» (Genesi 2:10-14)

Fiume che esce dall'Eden


Quando Dio si riposava nelle Sue opere, tutto l’universo ne riceveva benedizione; poiché Dio non poteva osservare un sabato senza che la terra tutta non ne subisse la santa e benefica influenza.

Ma, ahimè, i ruscelli che uscivano da Eden, scena del riposo terrestre, sono tosto arrestati nel loro corso, perché il peccato è venuto ad interrompere il riposo del creato.

Tuttavia, Dio ne sia benedetto, il peccato non ha fermato Dio nella Sua opera, ma gli ha aperto un nuovo campo d’azione; e ovunque Dio agisce si vede scorrere «il fiume».

2. L'acqua che scaturisce dalla roccia: Gesù

Così, quando conduce con potente mano e con braccio disteso gli eserciti che ha riscattato facendoli passare attraverso le aride sabbie del deserto, vediamo scorrere il fiume, non già da Eden, ma dalla roccia percossa, bella e precisa immagina del principio in virtù del quale la grazia sovrana opera in favore dei peccatori e provvede ai loro bisogni.

Qui non si tratta solo di creazione, ma di redenzione.

«E la roccia era Cristo» (1ª Cor. 10:4), Cristo percosso per la guarigione del Suo popolo.

La roccia percossa era in relazione con la dimora dell’Eterno nel tabernacolo; e vi è in questa relazione qualcosa di moralmente bello: Dio che abita in una tenda e Israele che beve l’acqua della Roccia percossa!

Acqua dalla roccia

Che linguaggio espressivo per ogni orecchio aperto e per ogni cuore circonciso!

3. Chi ha sete venga a Me e beva: Gesù

Man mano che avanziamo nella storia delle vie di Dio, vediamo il fiume seguire un altro corso.

Sorgente dal suo seno «Or nell’ultimo giorno, il gran giorno della festa, Gesù, stando in pie’, esclamò: Se alcuno ha sete, venga a me e beva. Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno» (Giov. 7:37-38).

Vediamo qui il fiume che proviene da un’altra sorgente e scorre in un altro letto; eppure, in un certo senso, la sorgente è sempre la stessa, cioè Dio, ma in Gesù.

Ma qui è conosciuta in una nuova relazione e con un nuovo principio d’azione.

4. L'acqua che giunge da Gesù al mondo attraverso la Chiesa

Il Signore Gesù, nel capitolo 7 dell’evangelo di Giovanni, è in ispirito al di fuori di tutto l’ordine di cose esistente e si presenta come la sorgente del fiume dell’acqua della vita, e il credente è chiamato ad esserne il canale.

In Eden. il fiume doveva spandere le sue acque al di fuori per innaffiare e fertilizzare la terra

Nel deserto, la roccia percossa provvedeva al ristoro d’Israele assetato.

Nello stesso modo ora, chiunque crede in Gesù, è chiamato a lasciar scorrere i fiumi benefici di cui è il canale, a favore di tutti quelli che lo circondano.

Deve considerarsi come il canale delle svariate grazie di Cristo, in favore d’un mondo povero e misero; e più seminerà liberalmente più riceverà liberalmente, poiché: «C’è chi spande liberalmente e diventa più ricco, e c’è chi risparmia più del dovere e non fa che impoverire» (Prov. 11:24).


Questo pone il credente in una posizione di dolce privilegio, e, nello stesso tempo, di solenne responsabilità; è chiamato ad essere il testimone costante della grazia di Colui in cui crede e a manifestare questa grazia continuamente.

E quanto più egli s’approprierà dei suoi privilegi, tanto meglio assolverà alla sua responsabilità.

Più si nutrirà abitualmente di Cristo, con lo sguardo fissato su Gesù e il cuore occupato della persona adorabile del Salvatore, più la sua vita e il suo carattere renderanno una testimonianza vera, e non equivoca, alla grazia che gli è stata rivelata.

La fede è ad un tempo

la potenza del servizio,

la potenza della testimonianza e

la potenza del culto.

Se non viviamo «nella fede nel Figliuol di Dio il quale m’ha amato e ha dato Se stesso per me» (Gal. 2:20), non saremo né servitori utili, né testimoni fedeli, né veri adoratori.

Potremo fare molte cose, ma senza servire Cristo

Potremo parlare molto ma senza rendere testimonianza a Cristo

Potremo dimostrare molta pietà e molta devozione, ma il nostro culto non sarà né vero, né spirituale.

5. L'acqua del fiume che esce da Trono di Dio nell'Apocalisse

Infine troviamo ancora il fiume di Dio nell’ultimo capitolo dell’Apocalisse.

«Poi, mi mostrò il fiume dell’acqua della vita, limpido come cristallo, che procedeva dal trono di Dio e dell’Agnello» (Apoc. 22:1).

Sono questi i rivi del fiume di cui parla il salmista, e
«che rallegrano la città di Dio, il luogo santo della dimora dell’Altissimo» (Salmo 46:4; paragonate anche Ezech. 47:1-12 e Zacc. 14:8).

Nulla potrà mai più alterarne la sorgente o interromperne il corso.

Fiume che esce dal trono di Dio

Il «trono di Dio» è l’immagine della stabilità eterna e la presenza dell’Agnello indica che quel trono riposa sul fondamento di una redenzione compiuta.

Non si tratta qui del trono dell’Iddio Creatore, né di quello dell’Iddio che governa nella Sua provvidenza, ma del trono di un Dio Redentore.



Quando vedo «l’Agnello» io so quali sono i rapporti del trono di Dio con me peccatore.

Il trono di Dio come tale non potrebbe che spaventarmi, ma quando Dio si rivela nella persona dell’«Agnello », il cuore è attirato e la coscienza tranquillizzata.
Il sangue dell’Agnello purifica la coscienza da ogni traccia di peccato. Alla croce, tutte le esigenze della santità divina sono state pienamente soddisfatte in modo che più comprendiamo questa santità, più apprezziamo la croce.


Più alto sarà il concetto che abbiamo della santità di Dio, più stimeremo l’Opera della croce.
«La grazia regni mediante la giustizia a vita eterna per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore» (Rom. 5:21).

Perciò il salmista invita i santi a celebrare la santità di Dio.

La lode è un prezioso frutto della redenzione, ma prima che un credente possa rendere grazie pensando alla santità di Dio, bisogna che consideri questa santità ponendosi per la fede al di là della croce; non dal lato degli uomini e della morte, ma dal lato di Dio e della resurrezione.